martedì 8 novembre 2011

Give me a place to be

This must be the place
di Paolo Sorrentino – 1h58” – 2011
cast Sean Penn, Frances McDormand














È un musicista, ma non suona.
Si aggira con un trolley, ma non prende l'aereo.
Vive di royalties a Dublino, dove è sposato con la stessa donna da vent’anni.

No no, non sto parlando di Bono Vox, lui l’aereo lo prende e si aggira solo con borsone da viaggio LV.

È tormentato dal fatto che due ragazzini si siano suicidati per i testi delle sue canzoni.
Non parla più con il padre, che sembra non avergli perdonato il rossetto e il parrucco.

No, non è Tiziano Ferro. Con il padre tutto bene, e la gente riesce a sopravvivere anche ai suoi testi.

Cheyenne è una rockstar depressa, o annoiata (secondo la definizione della moglie).
Fino a quando non arriva una botta di vita: il padre muore.
Tocca andare al funerale.
A New York.
E provare a riscattarsi agli occhi vitrei del caro estinto, riprendendo la missione a cui il padre aveva dedicato l’intera vita: ricercare il criminale nazista colpevole di averlo umiliato in campo di concentramento.

Mi fermo qui: niente spoiler.
Anche perché è facile immaginare come finirà questo film.
Ma come? È il primo road movie ammmericano di Sorrentino!
Ci sarà quel colpo di scena che mi farà uscire dalla sala appagata e contenta di aver pagato i miei 5 euro e 50 di biglietto.

Sì sì certo.
David Byrne che canta per intero This Must Be The Place vale la cifra.

Però manca qualcosa.
Come Cheyenne, la sceneggiatura è apatica.
I paesaggi e i colori provano a scuoterla.
La musica tenta di vomitarle addosso del pathos.
Ma lei non reagisce.
Procede con inerzia e scivola senza iniziativa verso un finale pigro.
Ha rotelline da trolley anche lei.

1 commento:

  1. Gran bel post.
    E che dire!? Concordo sul fatto che il miglior Sorrentino sia rimasto bellamente a casa.

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